Criptovalute e blockchain: la tecnologia come responsabilità sociale

pubblicato mercoledì 13 febbraio 2019 nella categoria Generico

Negli ultimi tempi capita sempre più spesso di sentir parlare del fenomeno delle criptovalute in qualità di prossimo fattore trainante di un incombente rivoluzione epocale, ma di cosa si tratta? proviamo a fare un pò di chiarezza.

secondo wikipedia, una criptovaluta è:

"una valuta paritaria, decentralizzata e digitale la cui implementazione si basa sui principi della crittografia per convalidare le transazioni e la generazione di moneta in sé."

Partiamo dalle primissime battute: stiamo parlando di una valuta, ossia un mezzo di scambio a cui è riconosciuto un valore utilizzabile come contropartita per beni e servizi reali.

La soluzione del decentramento

Chi controlla questo sistema assicurandosi che nessuno rubi o ne alteri a piacimento i parametri? arriviamo al secondo aspetto cruciale: l'affidabilità qui è garantita dal ricorso ad articolate tecniche di distribuzione delle informazioni e dalla crittografia, eliminando di fatto la necessità di un’autorità regolamentatrice centrale, in favore di una tecnologia strutturata come una catena di informazioni (ossia un registro) condiviso da tutti gli utenti (dunque distribuito e dunque decentralizzato) in cui sono salvate in maniera inalterabile al di fuori del sistema stesso (grazie alla crittografia) tutte le operazioni di bilancio (scritte in appositi blocchi). In poche parole, una catena di informazioni, da cui il nome di “blockchain”

Ma oltre questi cenni piuttosto tecnici, in cosa consisterebbe da un punto di vista pratico questa presunta rivoluzione? Una prima semplice risposta tirerebbe in ballo la questione del valore finanziario: il Bitcoin, la prima e più nota delle criptovalute blockchain creata nel 2009 da un anonimo programmatore noto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, è passato da un valore iniziale di 0,000763942 centesimi di dollaro di inizio 2009 ai circa 20.000 (ventimila!) di fine 2017, stabilizzandosi oggi a circa 3.650 dollari.

Una rivoluzione in termini economici dunque? innovativi strumenti dedicati al mondo della finanza più o meno speculativa? questo è ciò che la stragrande maggioranza dell’informazione non specializzata tende a vedere. Io sono invece convinto che le criptovalute e la tecnologia blockchain abbiano in realtà molto di più da offire, e vorrei provare a spiegare qui cosa.

La fiducia come fondamento

Partiamo da un assunto basilare: il mondo che viviamo si fonda sul principio di fiducia reciproca. Le regole dello stato, il codice della strada, la grande finanza, i contratti di lavoro, sono tutti sistemi sostenibili fintanto che tutti i rispettivi partecipanti dimostrano fiducia in ciò che l’ente preposto al controllo in quell’ambito ha stabilito con una norma. Uccidi qualcuno? lo stato ti sanziona con il carcere. Superi il limite di velocità? ti arriva la multa dai vigili.

Cosa succede però quando l’ente preposto al controllo per una qualunque ragione decade? Prendiamo l’esempio di un medico altamente specializzato che si sia formato in Siria. Ebbene, a causa della guerra in corso, improvvisamente quel medico non è più tale perchè l’ente presumibilmente statale che una volta era in grado di certificare le sue competenze permettendogli di operare all’interno del suo contesto professionale, oggi si è improvvisamente dissolto. Non è venuta meno la sua capacità di medico (che resta tale), ma la capacità di garanzia dell’ente di controllo preposto: quella persona è improvvisamente un non-medico per mancanza attestazione riconosciuta.

Cosa dimostra questo esempio? non certo che i sistemi di certificazione sono sbagliati, ma che ancora una volta le nuove tecnologie possono aiutarci a superare vecchi problemi.

Esempi ulteriori

L’isola di Malta ad esempio, paese all’avanguardia nel settore delle tecnologie blockchain, ha da tempo avviato il progetto “Connected Learning” per la realizzazione di un sistema di certificazione basato su blockchain: l’obiettivo è arrivare ad un sistema di certificazione su scala globale decentralizzato, risolvendo ad esempio il caso ipotizzato poco sopra del medico siriano.

A titolo di altro esempio, un gruppo di accademici dell'Università di Oxford ha lanciato la prima "università blockchain" al mondo, un'istituzione in stile Oxbridge che viene descritta come "Uber per studenti, Airbnb per accademici". La Woolf University, così si chiama l'Istituzione Universitaria, non avrà un campus fisico e sarà invece basata su un'app che consentirà di pubblicizzare la propria esperienza ai potenziali studenti, che potranno a loro volta selezionare i moduli formativi, in base alle loro esigenze e ai loro interessi. In questo caso inoltre, la tecnologia blockchain sarà deputata non solo a registrare solo i risultati accademici, ma anche a regolare efficacemente l’esecuzione dei relativi contratti e pagamenti.

Una volta aperta la via, la lista di esempi si allunga, come nel caso dell'utilizzo della tecnologia blockchain per generare una filiera tracciabile, dai farmaci (proprio di oggi è la notizia di una proposta del genere da parte della FDA americana) ai prodotti del supermercato (in questo senso la catena Carrefour ha già avviato il suo sistema blockchain basato su , con l’intento di sconfiggere piaghe quali la contraffazione o più in genere la truffa lungo la filiera produttiva fino all’arrivo del prodotto sugli scaffali.

O ancora, addirittura un caso d’uso molto innovativo ideato nientemeno che in Italia, dove con apposita proposta di legge a firma della senatrice Laura Garavini, si sta proponendo di attivare un sistema blockchain per l’esercizio del voto degli italiani all’estero.

Certo, non è da escludere la possibilità di applicazioni al limite della distopia come il caso del Social Credit System Cinese, attraverso il quale il governo di Pechino mira a misurare massicciamente i comportamenti dei cittadini, impedendo o permettendo conseguentemente l’accesso a beni o servizi come il credito bancario, i trasporti, la formazione. Immaginate un progetto del genere replicato su scala globale con l’ausilio della tecnologia blockchain ed ecco servito l’episodio della serie Blackmirror Nosedive che diventa realtà.

Considerazioni finali

A parte ogni possibile scenario operativo, almeno un paio di considerazioni mi sembrano piuttosto solide:

1) la blockchain in quanto tale non è altro che un "semplice" strumento: la sua eventuale positività o negatività applicata dipenderà esclusivamente dall'uso che se ne vorrà fare.

2) la blockchain è uno strumento estremamente versatile, applicabile ad ambiti diversissimi, dalla finanza, alla formazione, all’esercizio (o repressione) dei diritti.

Quel che è certo che questa tecnologia oggi offre la possibilità di passare dall’era del World Wide Web inaugurata nel 1991 da Tim Berners Lee, con cui il mondo si aprì all'interconnessione delle informazioni a quella del World Wide Ledger, ossia un portafoglio globale, tramite il quale tutto potrà ora essere misurato, scambiato, dichiarato o certificato senza la necessità di intermediari possibilmente parziali, fallaci o corruttibili.

In poche parole: un evoluzione tecnologica da intendersi ormai come vera e propria responsabilità sociale.

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